A Delfi, sul frontone del tempio greco dedicato ad Apollo, dio del Sole e della Luce, campeggiava, bene in vista, la scritta: “Uomo conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei”. Questo monito indica la grande importanza che veniva data alla conoscenza ed accettazione della propria personalità.
Dalla più remota antichità ad oggi, il problema essenziale per l’uomo è sempre stato rappresentato dal sapersi CONOSCERE e questo imperativo ha attraversato la storia di generazione in generazione, nelle varie civiltà sia orientali sia occidentali e ora si ripropone con la stessa efficacia, anche all’uomo contemporaneo.
Più l’uomo conosce la realtà ed il mondo, più conosce se stesso nella sua unicità, per cui si pone domande sul senso delle cose e della sua stessa esistenza.
In modi e forme differenti, il desiderio di verità appartiene alla natura dell’uomo: chi sono, da dove vengo, dove vado e che cosa ci sarà dopo questa vita?
Questi interrogativi sono presenti nell’umanità da otre Quattromila anni.
Li troviamo in Babilonia, nei Veda, negli Avesta, negli scritti sacri di Israele, in Confucio, Lao-Tze ed in Buddha.
Questo tentativo di ricerca all’interno di se stessi, lo troviamo anche nei poemi di Omero, nelle tragedie greche, in Pitagora, nei trattati filosofici di Aristotele e di Platone, discepolo di Socrate.
Socrate afferma che la verità non può essere comunicata, ma ogni uomo deve ricercarla dentro di sé e farla uscire alla luce.
Socrate afferma anche che “una vita senza ricerca, non è vita umana”. E lo scopo di questa ricerca è solo quello di “venire in chiaro a se stesso”, ma anche di rendere l’uomo giusto e solidale con gli altri, sviluppando la propria empatia.
Questi concetti appartenenti alla filosofia perenne, li troviamo anche alla base dell’Enneagramma.
L’Enneagramma è un metodo per la conoscenza di sé e la parola Enneagramma deriva dal greco Ennea che significa nove e Gamma che significa segno.
L’Enneagramma è infatti costituito da una stella a nove punte, ciascuna delle quali rappresenta un tipo psicologico diverso.
E’ un antichissimo simbolo cosmico di grande potenza ed essendo composto di nove numeri, gli studiosi hanno ricercato la sua origine in quegli ambienti, in cui i numeri erano considerati manifestazioni sacre dell’ordine Universale.
Esso è un importante strumento di consapevolezza, che può farci capire come siamo realmente e quali siano le nostre inclinazioni, i nostri punti deboli ed i nostri limiti, ponendoci di fronte al tipo di inganno in cui ci rifugiamo continuamente.
L’Enneagramma è anche una tecnica psicologica, che ci permette di comprendere meglio i segreti dell’Universo ed i comportamenti dei nove tipi fondamentali di personalità umane, allo scopo di sviluppare coscientemente i rapporti fra noi e gli altri, favorendo così una migliore relazione empatica.
Lo scopo principale dell’Enneagramma è però quello di aiutarci ad espandere al massimo grado le nostre potenzialità positive, la nostra intima evoluzione e a ritrovare la parte più nobile e divina che è in noi.
E’ molto importante scoprire a quale Enneatipo ognuno di noi appartiene, perché questo ci può servire per crescere e progredire, facendoci passare dal livello in cui troviamo, a quello verso cui aspiriamo. In questo modo ci liberiamo dal concetto della determinazione del destino e diventiamo artefici della nostra vita, passando dall’idea della casualità a quella della causalità.
Conoscere se stesso significa anche capire che ogni anima umana è una goccia di consapevolezza in un oceano infinito di coscienza ed una scintilla del fuoco dell’Essenza Divina.
L’origine dell’Enneagramma si perde nella notte dei tempi ed il nome stesso evoca argomenti esoterici e misteriosi.
Sembra che sia nato in Babilonia, nell’Antica Mesopotamia di circa 4500 anni fa; qui esisteva la confraternita Sarmoung, costituita da studiosi che cercavano di scoprire il segreto dell’immortalità attraverso una profonda conoscenza di se stessi, che avrebbe permesso loro di conseguire il perpetuo rinnovamento del vero Sé permanente, cioè dell’Essenza Transpersonale.
Il metodo della conoscenza di sé, scoperto da questi saggi, è un percorso evolutivo e si basa sulla consapevolezza che esistono varie dinamiche psicologiche, nelle quali ciascun individuo si rifugia per sentirsi sicuro.
Il simbolo usato dal quella Confraternita era un cerchio racchiudente una stella a nove punte.
Questa antica teoria esoterica fu conosciuta anche da Zoroastro, da Pitagora, precursore della psicologia psico-spirituale, da Platone e da tanti altri grandi saggi filosofi, che ritenevano molto importante per l’uomo conoscere bene se stesso, per poter individuare le proprie passioni, liberarsene con grande volontà e sconfiggere l’Ego della Falsa Personalità.
La dottrina di Pitagora fu seguita da numerose correnti religiose e filosofiche, tra cui quella dei Padri del Deserto, monaci cristiani, volti a trovare la verità Divina attraverso la ricerca di se stessi per individuare le passioni o peccati capitali, tipici di ciascuno di loro. Fino ad allora tutto questo avveniva attraverso insegnamenti di tipo orale.
Fu nel IV secolo che un Padre del Deserto, Evagrius Ponticus, scrisse per primo quei concetti, elencando una lista di nove passioni o vizi capitali molto simili a quelli dell’Enneagramma.
Egli descrive anche un simbolo in cui compaiono un cerchio, un esagono ed un triangolo rappresentante la Trinità Cristiana.
Evagrius consiglia a tutti di lavorare su di sé, individuare la propria passione e trasformarla per ritrovare il proprio talento divino.
Sul finire del Medioevo, nel territorio islamico, alcune Confraternite Sufi incorporarono l’Enneagramma nella loro cultura, già molto avanzata.
I Sufi erano mussulmani, devoti rinuncianti, simili ai Francescani, che si avvicinavano a Dio con la preghiera e la meditazione. All’interno di questa corrente mistica, l’insegnamento avveniva oralmente e in modo diretto, dal Maestro solamente al discepolo degno di essere ammesso ai misteri.
Per tutti questi motivi, sappiamo ben poco sulle pratiche e gli insegnamenti dei monaci Dervisci Sufi.
Essi erano chiamati così, perché la loro unica proprietà era rappresentata da un ampio abito di lana, chiamato SUF. Il loro principale obbiettivo era quello di ritrovare in se stessi l’armonia divina della Creazione, attraverso un lavoro su di sé, che iniziava dal piano fisico e materiale, per giungere poi alla consapevolezza e alla evoluzione spirituale.
La Confraternita religiosa musulmana1 dei Sufi, conosciuti anche come Dervisci roteanti MEVLEVI cercava di comunicare con il Divino, attraverso una danza vorticante, ritrovando in questo modo una connessione con la Sorgente Creatrice.
Questa danza dei pianeti, detta anche SEMA, simboleggia il viaggio spirituale dell’uomo che anela a ricongiungersi con la Divinità. La Sema, nata dall’ispirazione del poeta mistico MEVLANA RUMI nel 1200, inizia con un elogio a Dio e i danzatori, tolto il manto nero, cominciano a roteare. Il loro abito, simbolo della purezza, si apre come una corolla disegnando spirali che convergono verso il cuore, perno fisso attorno al quale il danzatore ruota. La mano sinistra è abbassata verso la terra, la destra è girata verso il cielo, mentre la testa è leggermente inclinata a destra: il danzatore diviene così un punto di incontro tra la terra ed il cielo.
Il vero merito di aver fatto conoscere il sistema dell’Enneagramma spetta certamente a George Ivanovitch Gurdjieff, carismatico maestro spirituale ed avventuroso ricercatore giramondo, nativo del Caucaso.
Anche Gurdjieff, per far comprendere l’Enneagramma, utilizzava le danze sacre del tempio.
Egli era nato nel 1866 ad Alessandropoli, nella provincia di Kars, dapprima Turca e poi conquistata dallo Zar. La sua infanzia e l’educazione ricevuta dai suoi genitori sono descritte, spesso in modo metaforico e simbolico nella sua autobiografia “Incontri con uomini straordinari”.
Per gran parte della sua vita, compì molti viaggi, lunghi e complicati, specialmente nell’Asia Centrale, spesso assieme ad un gruppo di studiosi e specialisti, che chiamava “Cercatori di Verità”, alcuni dei quali vengono descritti nella sua autobiografia.
Nel 1913 Gurdjieff conosce a Mosca P. D. Ouspensky, importante scienziato e giornalista che aveva viaggiato a lungo in Egitto, in India e a Ceylon, alla ricerca de “Il Miracoloso”, cioè la penetrazione della realtà sconosciuta, senza però averla mai trovata.
- D. Ouspensky divenne un suo allievo, perché convinto che proprio Gurdjieff fosse quella via verso la conoscenza, che aveva inutilmente cercato fino ad allora.
Durante la rivoluzione sovietica, Gurdjieff radunò attorno a sé, nel Caucaso, numerosi allievi “Ricercatori del Vero”, aprendo un “Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo”. Ma poi fu costretto a rifugiarsi con i suoi discepoli a Costantinopoli, dove aprì un nuovo Istituto.
Da qui si spostò verso Occidente e a Fontainbleu fondò, su basi stabili, l’istituto Prieurè, punto fondamentale per diffondere i concetti ed i metodi da lui utilizzati, per risvegliare l’attenzione delle masse addormentate ed ipnotizzate da devastanti messaggi subliminali, allo scopo di espandere la loro consapevolezza.
Dal gruppo dei suoi seguaci facevano parte numerosi personaggi molto importanti, quali scrittori, scienziati, musicisti e pittori.
Dopo un grave incidente d’auto, chiuse parzialmente l’Istituto e decise di scrivere libri, fra i quali “I racconti di Belzebù” e comporre musica, improvvisando preghiere, inni e melodie curde e armene, che venivano poi trascritte dal suo allievo Tomas De Hartmann.
Dopo aver terminato di scrivere, chiuse definitivamente il Prieurè (l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo) ed andò ad abitare a Parigi, dove continuò ad insegnare, all’interno della cerchia dei suoi allievi, fino alla morte, avvenuta nell’ottobre del 1949.
Gurdjieff non voleva lasciare testimonianze scritte sul Sistema dell’Enneagramma, perché lo considerava, non solo un potente metodo per la conoscenza di sé e la propria evoluzione interiore, ma anche un pericoloso strumento di potere, se mal utilizzato da persone senza scrupoli, per manipolare a proprio vantaggio le masse addormentate.
Fu il suo allievo P. D. Ouspensky che, scrivendo il libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, interruppe l’antica tradizione dell’insegnamento orale dell’Enneagramma.
Un altro importante studioso, che contribuito alla diffusione in Occidente della conoscenza dell’Enneagramma è lo psicologo boliviano Oscar Ichazo, esperto del Sistema, perché allievo diretto di maestri Sufi in Afghanistan.
In America, Oscar Ichazo, dopo una serie di sue fortunate conferenze, fonda a New York l’ ”Arica Institute” per lo Sviluppo del Potenziale Umano, frequentata da medici, terapeuti e psichiatri.
Oscar Ichazo inventa una nuova terminologia per l’Enneagramma, parlando di passioni, trappola dell’Ego, idee sante e virtù.
Il primo studioso che integrò l’Enneagramma con la psicologia contemporanea, fu lo psichiatra cileno Claudio Narajo, grande esponente della Psicologia Umanistica e Transpersonale.
Tra gli autori più recenti troviamo Helen Palmer e Bob Hochs, studioso di formazione cristiana, che fece conoscere l’Enneagramma nel mondo cattolico, ai Gesuiti.
Attualmente la diffusione dell’Enneagramma è andata molto aumentando, in Europa, Giappone, Australia e Stati Uniti dove è stata inserita anche come materia di studio in diverse Università.
Questa teoria è accolta in molti ambienti di ricerca, adottata da vari ordini religiosi, cattolici e protestanti, come pure dalla moderna Psicologia Umanistica Transpersonale. Sicuramente, anche da tutti coloro che riconoscono l’Enneagramma come modello utile per lo sviluppo consapevole della propria personalità e della propria evoluzione spirituale.
Oretta Bonavita
Presidente UPN La Mandragola